FELICITÀ

Un numero dedicato alla »Felicità« può sembrare quasi anacronistico in un momento di così diffusa angoscia mondiale. Nulla sembra andare nella direzione di quella »massimizzazione della felicità« profetizzata dalla filosofia utilitaristica tre secoli fa come impulso sociale alla condivisione del benessere, del well-being. Si diffondono paure: della guerra, delle epidemie, di un mondo spersonalizzato popolato da robot feroci, di tradizioni distrutte da stili di vita sempre più individualisti e aggressivi. Tutto sembra difficile e problematico: come pensare allora alla felicità e al benessere dello stare insieme, del vivere con gli altri il piacere di una vita ricca di stimoli e positività?

Forse l’arte può essere la risposta. A leggere gli articoli di questo numero, sembra proprio di sì. Fare arte significa esprimersi, socializzare, provare il piacere della scoperta e della novità, sviluppare strategie di benessere comune. Non è poco. Esistono iniziative in Italia – come quella dell’INPS, l’istituto nazionale preposto al welfare – che vanno in una direzione chiara. Ci sono scuole che raccontano storie di felicità condivisa, mostre e artisti che sanno offrire ironia, sorrisi, consapevolezza. Vivere l’arte fa bene: libera psicologicamente e abitua ad affrontare le difficoltà con un atteggiamento positivo.

Questo è un numero importante di stayinart ITALIA, perché è anche una dichiarazione di intenti: ciò che cerchiamo di fare e diffondere. L’arte è benessere.

Marguerite Yourcenar scrisse che »ogni felicità è un capolavoro«. Aveva ragione, perché va cercata e costruita come un’opera d’arte, con coraggio e creatività, oltre che con passione. Bisogna sempre crederci. E serve anche un pizzico di fortuna, quella »casualità intelligente« a cui la storia dell’arte ci ha abituato.

Valerio Dehò, Direttore responsabile